Abbiamo dovuto lasciar passare una settimana.
Prima avremmo potuto semplicemente riportare quello che Luca
Pandolfi è venuto a raccontarci di sè giovedì scorso alla presentazione delle
attività invernali della sottosezione. Ma avremmo rischiato di scivolare in una
descrizione da bollettino parrocchiale.
E invece diciamocelo!
Vedere quel pezzo d’uomo, con qualche capello argentato che
spunta qua e là nella folta chioma, con una dialettica semplice ma che
sorridendo surfa sui visi stupefatti di una platea che straborda all’interno
della sala stemmi del Monte dei Cappuccini ci obbliga ad una settimana di
silenziosa clausura.
Anche
perché il suo modo di raccontare la montagna e le sue avventure in
fuoripista con la sua tavola da snowboard è spontaneamente
accattivante.E saranno le foto e i video delle sue discese impossibili che scorrono alle sue spalle, sarà la bravura di Linda nel guidarlo nel suo discorrere, sarà la regia di Elena a cui nulla sfugge… ma il racconto rapisce chi lo ascolta.
E un po’ ci viene voglia di pensare
anche solo per un momento di essere al suo posto. Per un istante siamo insieme a
lui a scendere - sci o tavola ai piedi - quella coltellata bianca nel roccioso versante italiano del
Bianco che è il canale della Sentinella Rossa o a galleggiare sulla “spinosa”
parete a 50° del Sangri-là, dove anche Jeremy Jones è caduto.
Solo a freddo ritorna alla mente l’emozione che ci ha regalato la
funivia che da Chamonix porta all’Aguille du Midì, a quanto il solo vedere dall’alto
la traccia della Mallory ci susciti più emozione dell’impronta di Amstrong sulla
luna. La Mallory che appunto Pandolfi tratta alla stregua di un facile
allenamento.
E allora vada per le nostre gite di scialpinismo fuoriporta, per il nostro
freeride della domenica… e accontentiamoci del piacere di vedere i video di
questi pazzi scatenati.
E di rimanere a bocca aperta quando ci raccontano le
loro avventure.
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